Ti ho portato
libellule
al tramonto,
come fossero
un dono.
Di tutto questo
spegnersi
noi altri
faremo un dono.
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Io sto
Nei tramonti
a letto
col tuo
far all’amore
io sto.
Stelle senza cielo
Come poi
passando
i venti
pare destare
la mezzanotte intera,
fuori dalle finestra
un mondo ricomposto
di scarti fatti straordinari
questi cieli senza stelle
ma pieno di satelliti.
Pare
Pare mezzanotte
fluttuare
via,
dal mio corpo
affresco sintetico
di questi giorni.
Se tutto questo mare
fosse dentro un bacino
poi il cuore lo smuovesse
dal dentro
con forza,
creando in me
necessità di star
sotto.
Come divido maledettamente
bene il tempo
fra vivere ed esistere
nell’equilibrio di
questa solitudine.
Da farmi bello
nella pienezza
di questo vuoto.
Di tende
Di tende
fatte
le giornate
si adempiamo
alla costanza
occlusione dell’appagamento
arteriale.
Il mio modo di dipingerti
in queste parole,
strugge perfino
questi colori
pastelli chiari,
nel campo da letto
matrimoniale.
Dormi e le mattine
non si sorprendono più,
alla tua pelle nuda e bionda.
Ma, solo, collassano
docilmente dietro
tende siffatte Mediterranee.
Fatto di carta
Sono fatto
di carta,
e di giardini
dove faggi
s'accostano
all'ombra di passi.
Cosa mangeranno
i miei occhi
che di questi fiori
non conosco nomi?
Ma solo, tenere,
effusioni vissute
nell'intimo
per cui chiamarti
bastava sospirare
dal cuore alle arterie,
tutte le mie inutili
poesie.
Consumano
Si consumano in me,
parole,
nel pensarti.
Sui tetti rifratti
d'alba,
rimasugli di notti
macerano
mozziconi,
fra le bottiglie
in spiaggia.
Fomenta il glicine
sfiorendo,
all'anima nel suo
vasto
pensiero.
Settembre Song
Piange il giorno,
così come
si spoglia
questa nota, al piano,
l'accordo vibra,
aggrappato quasi,
al rumore di passi
là fuori.
Cosa diviene nel mio cercare
diapositive fra queste pagine?
Parti di me, risuonano
ora d'altri passi.
- non miei -
Divento vagabondo
sullo scordare,
- alle stagioni -
I tramonti alberati,
i viali, luci soffuse,
cucine incendiarie, e là,
là nel bel mezzo
del mare.
Un cosmo, adagiato
sul fondo
spalanca di stelle
i nostri baci; inusuali.
Puttane
Noi dai gigli
soffiamo via
i petali.
Ci fissiamo
con le radici,
ah, queste nostre sicurezze,
non sono altro che notti
fatte di ansie e solitudini.
Noi dagli amori
togliamo tutto
per renderci piatti,
disponibili, plastiche da consumo.
Noi poeti
scriviamo sabbia
nelle clessidre
levando via tempo,
granello dopo granello.
Noi poeti.
Sappiamo scrivere in versi
vino rosso, caldo,
da bestemmiare
talmente ubriaca.
Noi, soli, siamo ragazzi
che camminano di fretta
sulle strade
andando a battere per marciapiedi
petali di gigli,
trovando qualche triste puttana
sul finire del giorno; noi.
Innamorarsi
Di pioggie
nella foschia,
dalle nebbie
di quei tavolini
a fatica trovarsi
dopo i bicchieri.
Le prime cotte
sanno di aperitivo,
bevi tu, bevo io.
Colpi di foglie
pulviscolo di emozioni
mi impollinano
i tuoi occhi,
sono dalle labbra
armoniose alla luce
i baci,
lì fra i lampioni
e l'arco della pace,
è dura innamorarsi
in questa Milano.
Come i tram
e le stazioni della metro,
come luccicano
i tuoi sbatti
nei miei pozzanghere
con cui bagnarsi
le labbra spoglie di versi.
Si, ma di te mi sono perso.
Come ci si ritrova
in questa Milano?
Lì teneri a baciarsi
sulle note di una regia
d'altri tempi.
Memori forse
che ad esser eterni
ci si ritrova
nell'essere dagli
altri irraggiungibili.