Dico no

Dicono
delle stelle,
spazi
dove si conserva
la luce.
Morivo di refrazione,
cerco bellezza
dovunque,
sui tetti spioventi,
sotto la pioggia,
negli autunni
più freddi,
sulle sveglie
rimandate,
sulle notti sveglio
fino a tardi,
sulle strade
quando si faceva l’alba.
Nei mattini caffè
altrimenti,
lullaby o forse
sinfonia di grate
e netturbini.

Poi sono rinato,
rimasto smorzato
col fiato
sul divenire
dei sogni,
crisalidi d’infanzia
per il continuo scrivere,
questa immaginazione
come disturbo,
in esso la più dolce
e terribile delle cure.

Poi, tu.
I fiori.
Gli eventi.
Labbra
sul bacino
profondo
dei pensieri.
Brividi di fondali.
Note si confondono
in me,
ritmico che non senti
l’eco un po’
arrendersi.

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